Perché parlavo da solo

Per la prima volta, Paolo Bonolis svela il suornmondo oltre lo schermo in un diario intimorne ironico alla ricerca del senso della vita.rnrnViaggia veloce il fiume del tempo, molto più di quanto scorrevarnin passato. E scava sempre più profondo il canyon che attraversa.rnI miei figli sono dall’altra parte e potrebbero partire prima che possarnraggiungerli. Gli vorrei consegnare quello che ho conservato. Non c’èrnmolto tempo e, senza il mio bagaglio, ho paura che il loro viaggio possarnessere più faticoso di quello che intrapresi io. Ho 58 anni adesso che scrivo e, il mio viaggio, l’ho iniziato che erornragazzo. A quei tempi anche mio padre mi consegnò il suo bagaglio,rnma gli bastò allungare un braccio per passarmelo.rnrnrnDa sempre Paolo Bonolis parla da solo. Lo fa per ritornare sui suoirnpensieri, elaborarli, triturarli, rivoltarli come calzini. E per capirci di più:rnsul mondo, sulla felicità, sulla televisione, sullo stupore, sull’amorerne la famiglia, sulla tecnologia che non ris